Notti palermitane

 
 
Due serate a Palermo ideate e condotte da Philippe Daverio e sponsorizzate da Telecom. Venerdì 11 novembre, tour per i principali musei e monumenti palermitani, dalla Palazzina Cinese a palazzo Abatellis, dal Museo Archeologico all’Orto botanico, da San Giovanni degli Eremiti al Palazzo delle poste con i pannelli dipinti da Benedetta Marinetti; in ogni luogo un concerto (alle poste, ovviamente, di musica futurista). 100 taxi gratuiti trasportavano i touristi, in particolare gli studenti del Corso di laurea in design, paludati in frac e scarpe da tennis, secondo le indicazioni dell’ideatore. Chiusura della prima giornata presso uno splendido monumento normanno a suo tempo destinato agli ozi e alle feste, da poco restaurato, la Cuba: qui, logicamente, cubiste a ballare con gli studenti musica rock su un grande palco.
 
Sabato 12, nella sede del Dipartimento e del Corso di laurea in design, vecchio bel palazzo assai delabré, addobbato con invenzioni scenografiche dagli studenti del gruppo sdi/studentididesign di Palermo, tre seminari con studiosi e artisti più un’installazione di Studio Azzurro.  
Artisti come Raffaele Bueno, Jannis Kounellis, Paolo Rosa, Giovanni Ragusa, illustravano la contaminazione delle culture mediterranee nell’arte; pensatori come Otto Bitjoka, fondatore della società Ethnoland, Padre Paolo Garuti, Pontificia Università di San Tommaso in Roma, e Padre Tecle, Università Ecumenica di San Francesco della Vigna in Venezia, i tedeschi Christos Joachimides e Elmar Zorl, critici d’arte, Isabella Bossi Fedrigotii, giornalista e scrittrice, coordinati da Gino Di Maggio, presidente Fondazione Mudima per l’arte, trattavano la contaminazione nella filosofia e nella comunicazione, muovendo dal tema: “La Lapide della Zisa e la Memoria del Mediterraneo”.
 
La lapide è una stele funeraria oggi ospitata nel palazzo normanno, con un’iscrizione del 1148 fatta incidere da Grisando, il chierico di Guglielmo I, in memoria delle defunta madre, in quattro lingue: latino, greco, ebraico e arabo: le lingue dei ceppi culturali che si sono mescolati nella città siciliana.
Alla fine, fino alle ore piccole, grande ballo heavy metal, con giovani accorrenti da tutta Palermo alla notizia della festa, definita da Daverio “di bauhausiana memoria”. Un successo strepitoso. 
 
Due serate a Palermo ideate e condotte da Philippe Daverio e sponsorizzate da Telecom. Venerdì 11 novembre, tour per i principali musei e monumenti palermitani, dalla Palazzina Cinese a palazzo Abatellis, dal Museo Archeologico all’Orto botanico, da San Giovanni degli Eremiti al Palazzo delle poste con i pannelli dipinti da Benedetta Marinetti; in ogni luogo un concerto (alle poste, ovviamente, di musica futurista). 100 taxi gratuiti trasportavano i touristi, in particolare gli studenti del Corso di laurea in design, paludati in frac e scarpe da tennis, secondo le indicazioni dell’ideatore. Chiusura della prima giornata presso uno splendido monumento normanno a suo tempo destinato agli ozi e alle feste, da poco restaurato, la Cuba: qui, logicamente, cubiste a ballare con gli studenti musica rock su un grande palco.
 
Sabato 12, nella sede del Dipartimento e del Corso di laurea in design, vecchio bel palazzo assai delabré, addobbato con invenzioni scenografiche dagli studenti del gruppo sdi/studentididesign di Palermo, tre seminari con studiosi e artisti più un’installazione di Studio Azzurro.  
Artisti come Raffaele Bueno, Jannis Kounellis, Paolo Rosa, Giovanni Ragusa, illustravano la contaminazione delle culture mediterranee nell’arte; pensatori come Otto Bitjoka, fondatore della società Ethnoland, Padre Paolo Garuti, Pontificia Università di San Tommaso in Roma, e Padre Tecle, Università Ecumenica di San Francesco della Vigna in Venezia, i tedeschi Christos Joachimides e Elmar Zorl, critici d’arte, Isabella Bossi Fedrigotii, giornalista e scrittrice, coordinati da Gino Di Maggio, presidente Fondazione Mudima per l’arte, trattavano la contaminazione nella filosofia e nella comunicazione, muovendo dal tema: “La Lapide della Zisa e la Memoria del Mediterraneo”.
 
La lapide è una stele funeraria oggi ospitata nel palazzo normanno, con un’iscrizione del 1148 fatta incidere da Grisando, il chierico di Guglielmo I, in memoria delle defunta madre, in quattro lingue: latino, greco, ebraico e arabo: le lingue dei ceppi culturali che si sono mescolati nella città siciliana.
Alla fine, fino alle ore piccole, grande ballo heavy metal, con giovani accorrenti da tutta Palermo alla notizia della festa, definita da Daverio “di bauhausiana memoria”. Un successo strepitoso.Due serate a Palermo ideate e condotte da Philippe Daverio e sponsorizzate da Telecom. Venerdì 11 novembre, tour per i principali musei e monumenti palermitani, dalla Palazzina Cinese a palazzo Abatellis, dal Museo Archeologico all’Orto botanico, da San Giovanni degli Eremiti al Palazzo delle poste con i pannelli dipinti da Benedetta Marinetti; in ogni luogo un concerto (alle poste, ovviamente, di musica futurista). 100 taxi gratuiti trasportavano i touristi, in particolare gli studenti del Corso di laurea in design, paludati in frac e scarpe da tennis, secondo le indicazioni dell’ideatore. Chiusura della prima giornata presso uno splendido monumento normanno a suo tempo destinato agli ozi e alle feste, da poco restaurato, la Cuba: qui, logicamente, cubiste a ballare con gli studenti musica rock su un grande palco.
 
Sabato 12, nella sede del Dipartimento e del Corso di laurea in design, vecchio bel palazzo assai delabré, addobbato con invenzioni scenografiche dagli studenti del gruppo sdi/studentididesign di Palermo, tre seminari con studiosi e artisti più un’installazione di Studio Azzurro.  
Artisti come Raffaele Bueno, Jannis Kounellis, Paolo Rosa, Giovanni Ragusa, illustravano la contaminazione delle culture mediterranee nell’arte; pensatori come Otto Bitjoka, fondatore della società Ethnoland, Padre Paolo Garuti, Pontificia Università di San Tommaso in Roma, e Padre Tecle, Università Ecumenica di San Francesco della Vigna in Venezia, i tedeschi Christos Joachimides e Elmar Zorl, critici d’arte, Isabella Bossi Fedrigotii, giornalista e scrittrice, coordinati da Gino Di Maggio, presidente Fondazione Mudima per l’arte, trattavano la contaminazione nella filosofia e nella comunicazione, muovendo dal tema: “La Lapide della Zisa e la Memoria del Mediterraneo”.
 
La lapide è una stele funeraria oggi ospitata nel palazzo normanno, con un’iscrizione del 1148 fatta incidere da Grisando, il chierico di Guglielmo I, in memoria delle defunta madre, in quattro lingue: latino, greco, ebraico e arabo: le lingue dei ceppi culturali che si sono mescolati nella città siciliana.
Alla fine, fino alle ore piccole, grande ballo heavy metal, con giovani accorrenti da tutta Palermo alla notizia della festa, definita da Daverio “di bauhausiana memoria”. Un successo strepitoso. 
 
Due serate a Palermo ideate e condotte da Philippe Daverio e sponsorizzate da Telecom. Venerdì 11 novembre, tour per i principali musei e monumenti palermitani, dalla Palazzina Cinese a palazzo Abatellis, dal Museo Archeologico all’Orto botanico, da San Giovanni degli Eremiti al Palazzo delle poste con i pannelli dipinti da Benedetta Marinetti; in ogni luogo un concerto (alle poste, ovviamente, di musica futurista). 100 taxi gratuiti trasportavano i touristi, in particolare gli studenti del Corso di laurea in design, paludati in frac e scarpe da tennis, secondo le indicazioni dell’ideatore. Chiusura della prima giornata presso uno splendido monumento normanno a suo tempo destinato agli ozi e alle feste, da poco restaurato, la Cuba: qui, logicamente, cubiste a ballare con gli studenti musica rock su un grande palco.
 
Sabato 12, nella sede del Dipartimento e del Corso di laurea in design, vecchio bel palazzo assai delabré, addobbato con invenzioni scenografiche dagli studenti del gruppo sdi/studentididesign di Palermo, tre seminari con studiosi e artisti più un’installazione di Studio Azzurro.  
Artisti come Raffaele Bueno, Jannis Kounellis, Paolo Rosa, Giovanni Ragusa, illustravano la contaminazione delle culture mediterranee nell’arte; pensatori come Otto Bitjoka, fondatore della società Ethnoland, Padre Paolo Garuti, Pontificia Università di San Tommaso in Roma, e Padre Tecle, Università Ecumenica di San Francesco della Vigna in Venezia, i tedeschi Christos Joachimides e Elmar Zorl, critici d’arte, Isabella Bossi Fedrigotii, giornalista e scrittrice, coordinati da Gino Di Maggio, presidente Fondazione Mudima per l’arte, trattavano la contaminazione nella filosofia e nella comunicazione, muovendo dal tema: “La Lapide della Zisa e la Memoria del Mediterraneo”.
 
La lapide è una stele funeraria oggi ospitata nel palazzo normanno, con un’iscrizione del 1148 fatta incidere da Grisando, il chierico di Guglielmo I, in memoria delle defunta madre, in quattro lingue: latino, greco, ebraico e arabo: le lingue dei ceppi culturali che si sono mescolati nella città siciliana.
Alla fine, fino alle ore piccole, grande ballo heavy metal, con giovani accorrenti da tutta Palermo alla notizia della festa, definita da Daverio “di bauhausiana memoria”. Un successo strepitoso.

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